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Lunga vita al comunicato stampa: come si muovono le notizie prima di diventare notizie
Il comunicato stampa è uno strumento amato e odiato, da comunicatori e giornalisti, che però gode di ottima salute.
Un’istantanea di come si muova sotto la superficie il flusso di informazioni prima che diventino notizie. Un modo utile per capire se i caratteri di notiziabilità e i filtri che oggi conosciamo siano ancora validi a definire la diffusione o meno di una informazione alla massa. È quanto è emerso, lo scorso 8 giugno a Torino, dai risultati dell’Osservatorio “Come si muovono le notizie prima di diventare notizie”, nato da un’idea del team di The Press Match, startup torinese. L’indagine è stata condotta contemporaneamente su due campioni di professionisti della comunicazione, con il supporto di Ferpi.
L’attenzione principale è stata data all’utilizzo del comunicato stampa, il documento di una o due pagine che accompagna il lancio di un evento, la segnalazione di dati, ricerche, di dichiarazioni: insomma lo strumento più classico attraverso cui i Comunicatori (cioè gli addetti stampa e gli uffici stampa, compresi coloro che si occupano di pubbliche relazioni) forniscono informazioni ai Giornalisti (compresi anche coloro che fanno attività di blogging). Il comunicato stampa diventa quindi unità di misura utile per comprendere come e quanto si muove il flusso di informazioni tra le due categorie. Il risultato è tutt’altro che scontato.
L’analogico resiste e il comunicato non è morto (anzi)
Sorprende ad esempio, il dato relativo all’utilizzo degli incontri dal vivo, come le conferenze stampa e gli eventi, nell’era della diffusione digitale delle informazioni (il 55% dei de giornalisti intervistati infatti nell’ultimo anno ha partecipato a oltre 10 conferenze stampa, in media 1 al mese).
Emerge inoltre che l’89,1% dei Giornalisti conferma di ricevere comunicati stampa ogni giorno, mentre i Comunicatori dichiarano di utilizzare il Comunicato solitamente per la propria attività almeno nell’87,7% dei casi. l 21,3% dei giornalisti dichiara di leggerne tra il 20% e il 50% e un robusto 42,2% dichiara di leggerne tra il 50% e il 100 per cento. Oltre il 45,4% dei giornalisti dichiara di utilizzare effettivamente i comunicati ricevuti per realizzare articoli/servizi.
Non solo i giornalisti considerano i comunicati stampa una fonte, ma il comunicato è più utilizzato dei social network che invece solo ultimi nella classifica delle fonti considerate più utili dai giornalisti.
Il digitale ha creato una strano universo di acquisizione delle informazioni da parte dei media e che oggi risulta composto da vecchie fonti e nuovi bacini per attingere notizie:
La classifica delle fonti più utilizzate dai giornalisti intervistati:
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Fonti dirette personali
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Fonti web (Wikipedia)
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Comunicato Stampa e Agenzie Stampa (pari merito)
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Fonti interne alla redazione
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Fonti cartacee (riviste, giornali, altri articoli…)
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Social Network
Ovviamente in questo panorama i Social Network giocano comunque un loro ruolo. I Comunicatori ritengono i social strategici per la propria attività ma non quanto la segnalazione della notizia tramite comunicato stampa (il 61,8% ritiene che i cs siano “molto efficaci” per la propria attività mentre i social lo sono ma solo per il 54,3% degli intervistati). Così per i Giornalisti le comunicazioni via social hanno un impatto ridotto: solo il 27% ritiene che contribuiscano “Molto” all’attività giornalistica e “abbastanza” per un 39.4%)
I temi della comunicazione e i temi curati dai giornalisti
Altri dati rilevanti riguardano i temi comunicati nel sottobosco dell’informazione: In Italia la comunicazione è dominata dal settore imprenditoriale, sia come oggetto di notizia sia come soggetto della comunicazione. Infatti se oltre il 54% degli addetti stampa cura la comunicazione delle aziende, addirittura oltre il 77% dei comunicati ricevuti dai giornalisti riguarda appunto aziende e startup. I temi di cui ci si occupa giornalisticamente sono per lo più legati a 4 settori: al primo posto per settore di cui i giornalisti si occupano principalmente, Cultura e Spettacolo (36,8%), seguita dalla Cronaca (34,4%), dalla Politica (28,1%) e da Economia e Finanza (26,4%).
Specularmente i Comunicatori invece dichiarano di occuparsi principalmente di Economia e Finanza (42,1% delle risposte) mentre il campo Cultura e Spettacolo è un settore trattato solo nel 22,1% dei casi così come la Politica (22,9%).
E’ stato analizzato, inoltre, quale aspetto della comunicazione pre-mediatico risulta ostico o poco chiaro per i giornalisti, tenendo conto di diversi parametri tra cui: La coerenza tra oggetto della comunicazione e settore di competenza del giornalista, la completezza delle informazioni contenute nel comunicato, il tempismo della comunicazione e la coerenza tra rilevanza territoriale della comunicazione e rilevanza della pubblicazione sono infine gli aspetti della comunicazione che risultano ostici o poco chiari per i giornalisti.
Ruben Abbattista, presente alla conferenza, ha spiegato perché Ferpi ha deciso di aderire all’indagine, coinvolgendo tutti i soci nella compilazione di un questionario. Ha anche sottolineato che “la nostra professione sta cambiando molto velocemente – così come la professione del giornalista – e che tutti gli strumenti utili ad accompagnare e sostenere questo cambiamento devono essere approfonditi e resi disponibili, in una logica di collaborazione tra professionalità diverse e di massima trasparenza per il raggiungimento di un fine comune”.
Giornalista, Fotoreporter, Copywriter, Blogger, Web Writer, Addetto Stampa per giornali, riviste, enti pubblici e blog aziendali. Provo a descrivere il loro mondo e le loro storie, le loro passioni e le loro idee. "Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile" P.R.